As one tries to grasp love and its images within José Leonilson's production, a multiplicity of aspects and meanings are seen that also relate to Louise Bourgeois's oeuvre in regard to the interest in human relations. Through a comparative approach to both artists' poetics, an understanding is created that love is not a simplistic action and all the words read in or applied to their visual discourse must be considered within a wide range of love in visual and literary images. (...) Keywords: literature and visual arts / love / creativity / Bourgeois, Louise / Leonilson, José / word and image. (shrink)

Nosotres, biólogues, ecologistas y otres profesionales dedicados a proteger la vida, les escribimos con una solicitud urgente. Les pedimos muy comedidamente que su organización o institución emita un comunicado oficial condenando la crisis en curso y abordando los impactos ambientales y humanitarios en Palestina.

Pocos otros temas despiertan más polémicas que el de los vínculos entre filosofía y política: que quienes se dedican a la filosofía no deben verse influenciados por la política, que si a la política le corresponde ser auxiliada por la filosofía, que si el saber filosófico tiene que desligarse de las posiciones políticas, que si a las instituciones académicas de las humanidades les conviene independizarse del poder de turno, etc. Todas estas son discusiones que heredamos (no sin reformularlas y, por (...) lo tanto, retransformarlas) desde la Antigüedad, en la que ya aparecería, de la mano de Platón, la figura del rey filósofo. Este libro reúne una variedad de abordajes que atraviesan debates sobre juicios de hecho y de valor, sobre la democra-cia como forma de gobierno y sobre la intervención de la historia en el vínculo de la filosofía y la política. Recuperando el pensamiento antiguo y moderno, pero concentrándose en la obra de intelectuales contemporáneos, los autores ponen en movimiento dilucidaciones de grandes como Max Weber, Jacques Rancière, Louis Althusser, Philippe Lacoue-Labarthe y Leo Strauss, entre otros. Así, ofrecen aquí un vívido panorama de las controversias que habitan los entrecruzamientos entre filosofía y política, coronando el volumen con la traducción de un texto de Claude Lefort, hasta el momento inédito en español. (shrink)

Per la prima volta in duemila anni di pedagogia stiamo parlando di didattica digitale. L’evento epocale che ha determinato questo suo improvviso irrompere nelle vite delle famiglie è stata, com’è noto, l’emergenza Covid19. Una nuova sfida che gli insegnanti italiani hanno retto bene, pur non essendo mai stati preparati ad hoc e neppure avendo per contratto un simile impegno. Fin dai primi giorni dell’emergenza Coronavirus, prima ancora che il Miur istituzionalizzasse questo tipo di didattica, i docenti si sono attivati con (...) tanta buona volontà, predisponendo materiali e lezioni online, attraverso canali di comunicazione diversi, che vanno dalla email alle class room, in modo da far sentire vicinanza e interesse ai loro studenti. (shrink)

Martha Nussbaum, filosofa e accademica statunitense, maestra del nostro tempo, attualmente docente di diritto ed etica all’Università di Chicago, è una pensatrice molto amata e dibattuta e autrice, insieme ad Amartya Sen, della celebre ‘teoria delle capacità’. Studiosa del mondo classico, esordisce con un’opera dal titolo ‘La fragilità del bene’, che la fa conoscere in tutto il mondo. Eppure, di questa docente e conferenziera di caratura mondiale, nel nostro Paese ancora non esistono opere che la riguardino, se non alcune (...) tesi di dottorato reperibili nel catalogo Opac online, comunque non destinate al vasto pubblico. […] Allora ho pensato che vi sia la necessità di spiegare in sintesi i concetti fondamentali della sua filosofia, racchiusa per lo più in volumi di grosso spessore, che, come tali, possono forse scoraggiare la lettura di chi non ha pazienza per addentrarsi in un pensiero tanto ricco, complesso e affascinante. Dalla lettura che ho fatto di quattro sue opere in versione integrale, “La fragilità del bene”, “Coltivare l’umanità”, “Non per profitto”, “Emozioni politiche”, è nato questo mio lavoro. (shrink)

L’indagine sugli anni giovanili di Benedetto Spinoza, filosofo poco compreso nel tempo in cui visse e colpito dalla scomunica della comunità ebraica nel 1656, a 24 anni, rivela una personalità già straordinariamente autonoma ed una forte indipendenza di pensiero. Dotato di una immensa cultura, comprensiva di molteplici riferimenti e tradizioni, Spinoza scopre e si avvicina anche alla filosofia di Cartesio, che lo affascina per la sua chiarezza logico-matematica ed il rigore che la caratterizza. La prima opera in cui egli (...) si cimenta si chiama, proprio, Principi di filosofia cartesiana, una lettura, migliorata in chiave di ricostruttivismo logico, del testo cartesiano. In questo documentatissimo e agile libro si ripercorre la fase giovanile della vita del filosofo olandese: l’ambiente religioso, gli studi, l’intraprendenza commerciale dell’Olanda del Seicento, il desiderio di solitudine per compiere le sue ricerche, l’aspirazione ad una vita tranquilla e l’amore per la verità, ma anche le frequentazioni con le sette religiose del suo tempo e la fitta rete di contatti e corrispondenze che Spinoza intrattenne con diversi intellettuali europei, fino all’offerta di una cattedra universitaria che gli arriva nel 1673, dieci anni dopo la pubblicazione dei Principi, grazie ad una traduzione fattane da Pieter Balling. Il successivo distacco da Cartesio porterà Spinoza ad elaborare un proprio originale sistema e gli consentirà di sviluppare l’idea del Deus sive Natura. (shrink)

Non è un caso che l’enhancement umano, cioè il potenziamento di capacità fisiche, cognitive ed emotive degli esseri umani con l’ausilio di tecnologie, sia diventato un tema centrale nei dibattiti etico-applicativi e nei tentativi contemporanei di arrivare a una comprensione più adeguata della natura umana. In esso si incontrano quesiti decisamente ricchi e complessi, sia dal punto di vista tecnoscientifico e medico sia da quello filosofico – e lo fanno in un modo che ci permette di vedere questi quesiti (...) sotto una nuova luce. Il numero raccoglie alcune voci italiane, tedesche, inglesi e statunitensi su diversi aspetti della problematica dell’enhancement umano. Tra le tematiche discusse troviamo il potenziamento genetico, le dimensioni etiche dell’enhancement, la relazione uomo-tecnologia, il cosiddetto enhancement morale, la relazione tra enhancement ed eugenetica, la distinzione tra potenziamento e terapia e la rilevanza delle neuroscienze per lo sviluppo futuro delle bio-tecnologie, della medicina e dell’etica. (shrink)

In this paper, I will account for the importance of the notion of exemplarity within the contemporary virtue-ethical debate, both in its classic formulation (e.g., Hursthouse 1999) and in the recent exemplarist moral theory advanced by Linda T. Zagzebski (2015; 2017). Despite their differences, which I will discuss extensively, both theories are centered on a characterization of an exemplary virtuous agent that serves as a standard for determining what, in a given situation, is right, wrong, dutiful and forbidden. The first (...) two sections will be devoted to an assessment of the strengths and weaknesses of these two approaches. In the third, I will propose a different role of radical (i.e., exceptional) individuals, i.e., saints and heroes, within a virtue-ethical theory of right action. (shrink)

splorando con interesse il vasto mondo delle scienze filosofiche, l’autore del presente saggio si è proposto di indagare la cosiddetta teoria della sensazione . Tema trattato da molti pensatori, sin dall’antichità esso ha affascinato ed occupato la specula zione di tuttele branche della materia, riscuotendo particolare successo ai giorni nostri con leneuroscienze, il cui progresso sta permettendo di coniugare la riflessione filosofica con lescoperte scientifiche, aprendo nuovi scenari di approfondimento e ridefinizione concettuale.Senza la pretesa di una completa esaustività, (...) la presente trattazione mira a fornireuno sguardo critico e ragionato su come la sensazione sia stata oggetto di riflessione da partedi Aristotele, primo filosofo nel quale trovia mo riferimenti all’argomento da noi trattato, nelle cui opere sono presenti numerosi spunti di analisi ancora attuali.Trattandosi di un argomento molto ampio ed in costante aggiornamento, ci limiteremo a considerare della teoria delle sensazioni l’aspetto inerente alle passioni e lesensazioni aristoteliche. L’inquadramento filosofico verte su un’analisi il più possibile oggettiva, realista e nell’ottica di una comprensione sistemica degli oggetti presi in analisi, nel rispetto del primato della verità ragionata e scientifica rispetto alle opinioni e credenze. (shrink)

In EN II, 1108 9-1108 b10 e più estesamente in EN IV, 1126b 10-1128b 9 Aristotele analizza tre virtù (amichevolezza, sincerità e arguzia) che, coinvolgendo il linguaggio e il senso dell’umorismo, riguardano quell’aspetto fondamentale della natura umana che è la socialità, al punto che pare giustificato l’utilizzo dell’etichetta “virtù sociali” per riferirsi ad esse. Tali virtù, infatti, rappresentano le eccellenze nell’ambito dei rapporti sociali non connotati da affetto e amicizia, ma caratterizzati da un legame ben definito, sufficiente a giustificare (...) l’emergere di virtù peculiari. Questo legame è la cittadinanza: la comune appartenenza a una stessa città genera una frequentazione che, per quanto formale o comunque non sentimentalmente connotata, è opposta all’estraneità. C’è un fine comune che regge la polis, in forza del quale ogni estraneità è vinta, e di cui l’amichevolezza reciproca, l’esigenza di una veridicità nei rapporti, e persino la moderazione ironica nello scherzare e nel fare battute sono segno inequivocabile. Aristotele pertanto tematizza una sfera ben precisa dei rapporti sociali, e ne stabilisce le eccellenze: ciò significa che questa sfera ha una sua specificità e consistenza e di conseguenza anche che questo gruppo di virtù ha una sua autonomia. (shrink)

Il presente saggio breve si prefigge di affrontare con sguardo sociologico il binomio solidità/liquidità. Partendo dalle origini del dilemma epistemologico, inquadrato entro la postmodernità come contesto storico-sociale, viene data una definizione criticata di solidità così come di liquidità, per giungere infine al tentativo di andare oltre al perenne confronto fra questi due differenti paradigmi.

"Sofò e Fefilìa" attinge dal mondo antico - dalla sua potenza -, ma possiede come sfondo del lucido meditare la contemporaneità. Un'analisi estrema, tragica, della vasta gamma dei sentimenti umani, che coniuga - in modo personale e innovativo - diverse anime: la poetica di d'Annunzio; la filosofia di Cioran, Weil, Heidegger, Schopenhauer, Leopardi, Pascal; la psicologia del profondo di Jung. Un tema, tanti temi: la vita-morte con le sue molteplici declinazioni in chiave gnostica. Sofò, perché Sofia è sapienza, lucetempo (...) delle menti, seme di salvezza. Il mito gnostico insegna, infatti, che l'uomo spirituale ritornerà alla luce e sarà la redenzione. Fefilìa, in quanto Fede e Amore costituiscono le cifre dell'e-sistenza. Prefazione: prof. Alberto Giovanni Biuso - Disponibile sul sito: BookSprint Edizioni -. (shrink)

Thinking the Visual, Visualizing the Thought.A perceptual and Political Model of VisionMerleau-Ponty’s program of perceptivizing thought has depoliticizing effects that, though he does not recognize them, undermine his understanding of politics. These anti-political consequences, moreover, bring out the internal difficulties of his anti-intellectualist starting point. There are three areas in which Merleau-Ponty gave a thorough application, though with unequal success, of his perception-based model: the presentation of his own thought, in which his program of picturalization had a striking success; the (...) explanation of the historical process, in which his visualization model was only partly effective; and access to other people’s thought, in which his perceptivist views encountered an undeniable failure. Merleau-Ponty’s successive approaches to other people’s thought show, by two distinct paths, and beyond his own intentions, an unforeseen political defect. His perceptive model proves incompatible with his political ideas when it is applied in depth, and it thus breaks apart the cohesion of his thought. From a larger perspective, it disrupts reflective approaches to politics since it damages their conceptual bases. This article shows successively that Merleau-Ponty laid out a perceptive model of universal scope; that he applied it to several areas, including politics; that this model proves politically deficient when it serves to remove the autochthonous sources of sense; that these depoliticizing effects become more acute when Merleau-Ponty employs the perceptive model to elucidate other people’s thought; and that its frustration in this area not only devalues his political reflections, but also signals that the perceptive model simply prevents a “thinking of the political.”Pensare il visuale, visualizzare il pensiero.Un modello percettivo e politico della visioneIl programma di percettivizzazione del pensiero intrapreso da Merleau-Ponty comporta effetti spoliticizzanti che sconfessano nascostamente la sua comprensione della politica. Tali conseguenze antipolitiche mettono altresì in rilievo le difficoltà intrinseche alla sua posizione anti-intellettualista. Vi sono tre ambiti nei quali Merleau-Ponty, con diverso successo, ha applicato il suo modello percettivo : la presentazione del suo stesso pensiero, nella quale questo programma di pittoricizzazione incontra un successo trionfale; la chiarificazione del processo storico, dove tale modello “visualeˮ non è efficace che in parte; infine l’accesso al pensiero di altri autori, terreno sul quale questa prospettiva percettivista subisce uno scacco innegabile. Molti tentativi merleaupontiani di approcciare il pensiero di altri autori attestano in vario modo un imprevisto deficit politico. Il modello percettivo di Merleau-Ponty si rivela in altri termini incompatibile con le sue idee politiche, nel momento in cui viene applicato in profondità, e in ultima analisi mette a dura prova la coerenza del suo pensiero. In una prospettiva più ampia, esso ostacola un approccio riflessivo alla politica poiché ne degrada le stesse basi concettuali. Il nostro articolo mostra quindi che Merleau-Ponty ha articolato un modello percettivo di portata universale; che l’ha applicato a svariati ambiti d’indagine, tra cui la politica; che quel modello si rivela deficitario quando viene utilizzato per attingere a specifiche fonti di senso; che tali effetti spoliticizzanti si acuiscono nel momento in cui Merleau-Ponty adotta il modello percettivo per illuminare il pensiero di altri autori; che, per concludere, la sua incongruenza con questo peculiare ambito di riflessione non solo impoverisce le sue riflessioni politiche, ma attesta che in linea generale il modello percettivo sbarra la strada a un qualsiasi «pensiero del politico». (shrink)

All’interno del dibattito che anima la filosofia temporale esistono numerose correnti di pensiero su quale posizione si debba adottare riguardo al problema del valore di verità delle proposizioni sul futuro. Nella prima parte dell’articolo verrà tracciato il quadro generale della discussione mediante una ricostruzione storica delle varie argomentazioni – da Aristotele e Diodoro Crono a Prior – e verranno analizzate le posizioni che si sono sviluppate, a partire da queste, nell’età contemporanea. Nella seconda parte invece tenterò di mostrare come (...) la competizione fra la teoria del futuro vero e il sistema ockhamista di Prior non si basi su due differenti concetti di contingenza, ma sulla mancata distinzione, all’interno del sistema ockhamista, di due significati di ‘determinato’ e sulla conseguente confusione che investe il concetto di necessità. Una volta recuperata tale distinzione la teoria ockhamista può essere riformulata e le due diverse posizioni si rivelano essere, semplicemente, teorie sulla determinatezza degli stati futuri. / A large number of schools of thought enliven the philosophical debate on how we can manage the truth-values of propositions about the future. In the first part of this paper I’ll draw an overall view of the discussion, proposing an historical reconstruction of the arguments – from Aristotle and Diodoro Crono to Prior – that will give us the instruments to understand the current state of the debate. After that, in the second part, I’ll argue that the discussion between theory of the true future and Prior’s ockhamist theory is not based on two different concepts of contingency, but instead on the lack of distinction between two different meanings of ‘determined’ inside the ockhamist system. Recovering this distinction is the first step to understand that the real competition between the two systems is not about contingency, but only about the determination of the future. (shrink)

In "Tre memoriali sulla questione francese" Edmund Burke prosegue la sua polemica con la Rivoluzione francese. I tre memoriali, datati rispettivamente 1791, 1792 e 1793 ma resi pubblici postumi nel 1797, rappresentano un’energica esortazione di Burke rivolta al governo inglese per contrastare l’immobilismo del primo ministro William Pitt il Giovane ed entrare così in guerra contro la Francia rivoluzionaria. Nel primo memoriale è contenuta la celebre espressione «It is a Revolution of doctrine and theoretick dogma». Due gli argomenti principali degli (...) scritti: la natura filosofica dell’esperienza rivoluzionaria e il nefasto ruolo geopolitico della Francia per il continente europeo. -/- Introduzione, traduzione e note a cura di Giacomo Maria Arrigo. (shrink)

Wittgenstein si presenta, nel panorama filosofico novecentesco, come uno dei filosofi più originali. Nella fase finale della sua vita, giunge a criticare la concezione tradizionale del rapporto tra mente e significato, per la quale a garanzia della relazione di significazione basterebbe l'accesso che ciascun individuo ha ai propri contenuti mentali, riscontrando quindi il fondamento del significato nell'interiorità soggettiva. Wittgenstein, invece, avanza una prospettiva che pone un "gioco linguistico" con delle regole ben precise come condizione di giudizio del significato (...) di un'espressione linguistica, regole che sono oggettive e condivise, non private, e che determinano precise funzioni del linguaggio e della conoscenza. Lo studio di Wittgenstein trova motivazione se consideriamo che, attraverso i secoli, la filosofia ha sviluppato un suo proprio linguaggio che si è costantemente reinventato e specializzato, a seconda dello sviluppo storico e degli eventi che lo hanno caratterizzato; periodicamente, quando in maniera velata, quando esplicita, essa ha cercato di imitare il linguaggio scientifico, con l'aspirazione di un maggiore rigore espositivo e concettuale. (shrink)

La riflessione filosofica di Eric Voegelin sembra possedere una certa forza teorica per far fronte speculativamente alla metanarrazione islamista, specialmente nella versione del salafismo-jihadismo di marca qaedista e pseudo-califfale. Il concetto di religione politica sviluppato da Voegelin nella giovinezza, già applicato all’islamismo da diversi pensatori, risulta però inadeguato, essendo stato peraltro rigettato dallo stesso Voegelin per la sua vaghezza. Pertanto, seguendo l’itinerario voegeliano abbiamo recuperato le tre componenti che vivificano la nozione (rivisitata) di religione politica – la componente metastatica, apocalittica (...) e gnostica –, concetti sviluppati da un Voegelin ormai maturo, e li abbiamo applicati al salafismo- jihadismo, ottenendo come risultato quello di rendere maggiormente intelligibile il fenomeno islamista. L’Islam politico appare alfine come una religione politica a tutti gli effetti, ovverosia una degenerazione secolarizzata della fede tradizionale che confida nella violenza per mutare magicamente la natura del reale. (shrink)

La rivoluzione arginata è un'opera misteriosa. Si tratta della traduzione di un discorso parlamentare di Edmund Burke che, come recita il frontespizio, è stato «per la prima volta italianizzato». Da chi, però, non è dato saperlo. Pubblicato nel 1798, fin da subito l'opuscolo di appena 32 pagine è avvolto da un fitto mistero: il traduttore è anonimo, sicché è un enigma anche il motivo della stessa operazione editoriale. Si sa solo che il tipografo è Francesco Andreola e che (...) la città della stampa è Venezia. Altri dettagli sono oscuri e, presumibilmente, ormai perduti per sempre. Non è perduta però l'opera in sé, ancora rinvenibile in qualche biblioteca e qui per la prima volta digitalizzata. (shrink)

Il deismo unisce all’attestazione di una “religione naturale” e alla difesa della tolleranza religiosa la critica all’autorità ecclesiastica e il rifiuto di ogni rivelazione divina, secondo un orientamento metodologico di chiara matrice lockiana. Tutti aspetti rinvenibili in questo libro in cui sono tradotti per la prima volta in italiano due pamphlet di Anthony Collins, seguiti in Appendice dalle lettere che John Locke gli scrisse a testimonianza della profonda amicizia tra i due. Il primo, Difesa degli attributi divini, tratta (...) il problema del male proponendo un’etica deista contrapposta alle soluzioni oscure e contraddittorie degli uomini di Chiesa. Il secondo, Il perfetto inganno del clericalismo, colpisce la tradizione in genere, ricostruendo la presunta contraffazione di una clausola dei Trentanove Articoli di religione – le basi dottrinali della confessione anglicana. Si delinea la possibilità di ricostruire sulla base della ragione una teologia laica e una vera religione. (shrink)

The aim of the paper is to briefly propose an analogy between Immanuel Wallerstein’s sociological concept of world-system and the process, described by Gyorgy Lukàcs in History and Class Consciousness, of the universalisation of commodity form within capitalist societies. The overall intention of the work is to actively interpret some specific topics analysed by Maria Turchetto within the module on Economy and society.

Im Folgenden wird versucht, die wichtigsten brasilianischen Forschungsaktivitä-ten zur Philosophie Schopenhauers im Lauf der letzten Jahre bis in die Gegen-wart hinein zu dokumentieren. Im Allgemeinen handelt es sich um Projekte der Brasilianischen Sektion der Schopenhauer-Gesellschaft, der Schopenhauer-Arbeits-gruppe des Bundesverbands der Postgraduiertenstudien in Philosophie (GT Schopenhauer ANPOF) und der Zeitschrift Revista Voluntas: Studien über Scho-penhauer (Revista Voluntas: Estudos sobre Schopenhauer). Der Inhalt dieses Textes wurde an einem Runden Tisch im Rahmen des VI. Internationalen Schopenhau-er-Kolloquiums, das vom 25. bis zum 30. November (...) 2013 in Fortaleza (Ceará) stattfand, von den genannten Autoren vorgestellt. Der Runde Tisch zu dem Thema ging auf den Vorschlag von Prof. Ruy de Carvalho Rodrigues Jr. zurück, der das Kolloquium im Auftrag des Organisationsteams durchgeführt hatte. 1. Geschichtliche Perspektive Zu Beginn, in den 80er Jahren, müssen die bahnbrechenden Studien von Prof. Maria Lúcia Cacciola im Fachbereich Philosophie der Universität São Paulo unterstrichen werden. Ihre Masterarbeit, veröffentlicht 1982 unter dem Titel A crítica da razão no pensamento de Schopenhauer [Die Kritik der Vernunft im Denken Schopenhauers], ist die erste auf Portugiesisch publizierte wissenschaft-liche Monographie über das Denken Schopenhauers, deren begeisterter Unter-stützer und Betreuer der renommierte Prof. Rubens Rodrigues Torres Filho war. Hinzu kamen bald die ersten brasilianischen deutsch-portugiesischen Ausgaben sowohl des Anhanges Kritik der Kantischen Philosophie als auch der Preisschrif-ten Über die Grundlage der Moral, die von Prof. Maria Lúcia Cacciola parallel zur Ausarbeitung ihrer Dissertation, Schopenhauer e a questão do dogmatismo [Scho-penhauer und die Frage des Dogmatismus], vom Jahr 1992, – die als Buch 1994 * Maria Lúcia Cacciola: Professorin des Postgradualen Studiums im Fachbereich Philosophie an der USP, Leiterin der brasilianischen Sektion der Schopenhauer-Gesellschaft; Jarlee Salviano: Professor an der UFBA, Leiter der Studiengruppe GT Schopenhauer ANPOF; Vilmar Debona: Professor an der UFRRJ, Herausgeber der Zeitschrift Revista Voluntas.. (shrink)

Philosophy has long either dismissed or paid only minimal attention to creativity, and even with the rise of research on imagination, the creative imagination has largely been ignored as well. The aim of this volume is to correct this neglect. By bringing together existing research in various sub-disciplines, we also aim to open up new avenues of research. The chapters in Part I provide some framing and history on the philosophical study of imagination and creativity, along with an overview of (...) the empirical literature. Part II explores imagination and creativity as they manifest in, and in turn shape, the individual. Part III surveys the role of imagination and creativity across a wide variety of artistic domains, and the chapters of Part IV turn to societal domains. Part V focuses on the interplay of imagination and creativity with regard to particular features of creative subjects and different kinds of creative subjects. *** -/- Part I: Theories and Approaches 1. Theories of Imagination (Peter Kung) 2. Theories of Creativity (Julia Langkau) 3. Historical Treatments of Imagination in the Western Tradition (Lucia Oliveri) 4. Historical Treatments of Creativity in the Western Tradition (Elliot Paul) 5. Non-Western Treatments of Imagination (Reza Hadisi and Jing Iris Hu) 6. Non-Western Treatments of Creativity (Nicolas B. Verger and Vlad Glăveanu) 7. Empirical Treatments of Imagination and Creativity (Dustin Stokes) 8. Experimental Philosophy of Imagination and Creativity (Michael T. Stuart) 9. The Relationship between Imagination and Creativity (Margherita Arcangeli) -/- Part II: Imagination and Creativity in Mind and Action 10. Imagination, Creativity, and Skill (Amy Kind) 11. Imagination, Creativity, and Attention (Bence Nanay) 12. Imagination, Creativity, and Agency (Caterina Moruzzi) 13. Imagination, Creativity, and Emotion (Julien Deonna and Fabrice Teroni) 14. Imagination, Creativity, and Embodiment (Adriana Clavel-Vázquez and María Jimena Clavel Vázquez) 15. Imagination, Creativity, and Gender (Luke Roelofs) 16. Imagination, Creativity, and Race (Nicholas Whittaker) 17. Imagination, Creativity, and Child Development (Thalia Goldstein, Anna Sofia Caruso, Darian Stapleton, and Lamin Fatty) -/- Part III: Imagination and Creativity in the Arts 18. Imagination, Creativity, and the Visual Arts (Claire Anscomb) 19. Imagination, Creativity, and Music (Matteo Ravasio) 20. Imagination, Creativity, and Fiction (Hannah H. Kim) 21. Imagination, Creativity, and Dance (David Davies and Anna Pakes) 22. Imagination, Creativity, and the Culinary Arts (Patrik Engisch) 23. Imagination, Creativity, and Film (Murray Smith) 24. Imagination, Creativity, and Acting (Tzachi Zamir) 25. Imagination, creativity, and fashion (Laura T. Di Summa) -/- Part IV: Imagination and Creativity in Society 26. Imagination and Creativity in the Scientific Realm (Alice Murphy) 27. Imagination and Creativity in the Moral Realm (Tim Mulgan) 28. Imagination and Creativity in the Political Realm (Avshalom Schwartz) 29. Imagination and Creativity in the Law (Maksymilian Del Mar) 30. Imagination and Creativity in the Religious Realm (Neil Van Leeuwen) 31. Imagination and Creativity in Business (Eric Peterson) 32. Imagination and Creativity in Times of Crisis (Jennifer Fraser and Noah Stemeroff) Part V: Emerging Issues in Imagination and Creativity Research 33. Imagination, Creativity, and Aphantasia (Andrea Blomkvist) 34. Imagination, Creativity, and Neurodivergence (Sofia Ortiz-Hinojosa) 35. Imagination, Creativity, and Non-Human Animals (Henry Shevlin) 36. Imagination, Creativity, and Artificial Intelligence (Peter Langland-Hassan) 37. Collective Imagination and Collective Creativity (Nick Wiltsher) . (shrink)

After noting the absence of a mutual confrontation, the aim of this research has been redefined in reconstructing the influence of Habermas’ writings on the work of Zygmunt Bauman – an aspect known to scholars of the Polish sociologist but not very well recognized in the international sociological community. Following a philological and critical literary approach, the Baumanian interpretations – selective, discontinuous and, often, erroneous – have been systematized into two main topics: 1) the epistemological foundations of social theory; 2) (...) the normative foundations of critical theory (and the relationship with praxis). Bauman; Habermas; sociology; (post)modernity; praxis Dopo aver constatato l’inesistenza di un reciproco confronto, lo scopo della ricerca si è ridefinito nel ricostruire l’influenza degli scritti di Habermas sull’opera di Zygmunt Bauman – un aspetto noto agli studiosi del sociologo polacco ma poco conosciuto nella comunità socio-logica internazionale. Seguendo un approccio filologico e critico letterario, le interpretazioni baumaniane – selettive, discontinue e, spesso, erronee – sono state sistematizzate in due principali temi: 1) i fonda-menti conoscitivi della teoria sociale; 2) i fondamenti normativi della teoria critica (e il rapporto con la prassi). -/- Parole chiave: Bauman; Habermas; sociologia; (post)modernità; prassi -/- In "Zygmunt Bauman. I cancelli dell’acqua", a cura di Riccardo Mazzeo. Maria Caterina Federici, Editoriale. Bauman e dell’incertezza Riccardo Mazzeo, Premessa. I cancelli dell’acqua Riccardo Mazzeo, Introduzione. Il pendolo di Zygmunt Bauman - Mauro Magatti, Siamo ancora nella modernità liquida? Un esercizio di sociologia baumaniana - Benedetto Vecchi, La missione impossibile di Zygmunt Bauman - Vanni Codeluppi, Bauman: il consumo come compito - Raffaele Federici, Forme e impressionismo nel disagio della postmodernità - Vincenzo Romania, Zygmunt Bauman e la modernità dell’Olocausto: fra crucialità delle domande e debolezza delle risposte - Daniele Francesconi, Zygmunt Bauman. L’intellettuale sulla scena - Claudio Tugnoli, La morte di "terzo grado" come stile di vita. Esorcismi della paura nell’opera di Zygmunt Bauman - Sabina Curti, Paura liquida e ruolo degli intellettuali in Zygmunt Bauman - Luca Corchia, Bauman e Habermas su teoria e prassi. Alle origini di un confronto incompiuto - Marta Carlini, Jakub Pichalski, Bibliografia ragionata degli scritti italiani di e su Zygmunt Bauman - Federico Batini, Giulia Toti, Una scuola per tutti? Riflessioni a margine di "Conversazioni sull’educazione" Recensioni. (shrink)

Articolo divulgativo pubblicato su L'Indiscreto l'8 marzo 2023. L'articolo è stato ri-pubblicato il dicembre dello stesso anno nel numero speciale come uno dei migliori articoli dell'anno. L'articolo presenta diverse tematiche curiose: la rappresentazione artistica dei genitali di Gesù; la tradizione dell'Adamo evirato; il tema dell'Ostentatio Genitalium (la rappresentazione di un Gesù con una vistosa erezione a scopo simbolico); il tema della vagina Christi e altre femminilizzazioni della figura di Gesù; l'attenzione ossessiva per lo stato dei genitali di (...) class='Hi'>Maria nella letteratura apocrifa; una rappresentazione sessualmente ambigua di Gesù. Nel complesso, emerge la possibilità di fondare teologicamente un discorso sulla sessualità. (shrink)

La citazione di Rilke pare ben delineare gli ambiti “abissali” del rapporto di noi tutti con “Dio”, di “Dio” con l'abisso di se stesso, come Jung (ma non solo) ritiene, e in definitiva di noi stessi con noi stessi (Jung: ”L'uomo moderno deve perciò trovare altrove, nel suo profondo, le sorgenti della propria vita spirituale, e per trovarle deve individualmente lottare contro il male, confrontarsi con l'Ombra, integrare il demonio”). Il libro di Giobbe appare configurarsi come lo sforzo ultimo (...) di Jung di legare vertiginosamente ma molto plausibilmente appunto, riflessioni complesse sulla natura del male, sul rapporto (sempre al limite del comprensibile e del dicibile) tra monismo e dualità, che “dall'Alto dei Cieli” tombe nell'inconscio, su eventi simbolici come la assumptio Mariae, sui simboli dell'imago dei.. Lo scopo del presente lavoro è il breve e non completo affresco della possibile correlazione tra il Libro di Giobbe e alcuni antecedenti mesopotamici, nel senso di riflettere su alcuni possibili differenti simbolismi sottesi a questa correlazione, che sembrano avvallare la lettura junghiana, ma anche di mostrare una plausibile convergenza dell'interpretazione junghiana del testo con altre formulazioni teoriche. (shrink)

L'articolo costituisce una scheda bibliografica della prima edizione italiana di tutte le opere del filosofo seicentesco Blaise Pascal, curata da Maria Vita Romeo per la collana Il pensiero occidentale, per i tipi di Bompiani.

Oftentimes, reality seems to us a chaos that we try to control with our theories. This article starts from the antithetic standpoint, inspired by Antonio Rosmini’s works: reality is intelligible, and originates our thinking. From this perspective, any research that tries to reach the truth is determined by the real, not the contrary. Moreover, interdisciplinarity, far from being a solipsistic enterprise, aims at achieving truth and guaranteeing scientific advancement. Here, we analyze the distinctive character of Rosminian encyclopedism and his principles (...) for preventing human errors. We then clarify why it is impossible to achieve perfection, and why such an impossibility is not problematic for the interdisciplinary dialogue. (shrink)

Considering Rosmini’s political works in comparison with his metaphysical and anthropological essays, and starting from Rosmini's project of a code of law that, in the author’s opinion, can guarantee fundamental human rights, this article discusses the concept of justice between citizens and outsiders. Its first part is an analysis of Rosmini’s juridical fundaments, which takes into account also some objections historically moved against it. Its second part examines some specific cases of conflicts between outsiders and the members of civil society, (...) as considered by the Roveretan philosopher. (shrink)

Drawing on many areas of expertise, from paleontology to psychology, Tomasello offers a plausible, evolutionary story abouthow our ancestors are likely to have developed cooperative behaviors and collaborative lifeways in order to survive and thrive.He also claims that this narrative explains why they would have begun to think in characteristically cooperative and moral ways,developing a “we is greater than me” [we>me] psychological orientation. Do the arguments offered support this extra claim? Thisarticle suggests that they do not. It seeks to alleviate (...) this shortcoming by drawing upon some conceptual resources offered bySartre’s Theory of Practical Ensembles. The centerpiece of the article consists of a detailed analysis of Sartre’s account of the genesisof the “group-in-fusion,” seeking to show that the genesis of a we-way of thinking in a group made up of many requires themediation of what Sartre calls a “third party” (le tiers). After closely examining Sartre’s treatment of the “third party” in theapocalyptic genesis of the “group-in-fusion,” I evaluate the success of this notion in resolving those questions that Tomasello’saccount raises while, at the same time, addressing the ontological question concerning the nature of the individual-grouprelation, in a way that suggests new and significant alternatives to standard dilemmas in contemporary social philosophy. (shrink)

Traditionally, the “Imagery Debate” has opposed two main camps: depictivism and descriptivism. This debate has essentially focused on the nature of the internal representations thought to be involved in imagery, without addressing at all the question of action. More recently, a third, “embodied” view is moving the debate into a new phase. The embodied approach focuses on the interdependence of perception, cognition and action, and in its more radical line this approach promotes the idea that perception is not a process (...) involving internal world-models. The anti-representationalist version of the embodied paradigm covers, among others that we shall not discuss here, two quite different positions, namely the enactive approach and sensorimotor theory. Up to now these two anti-representationalist accounts have generally been confounded. In this paper we will argue that despite some important commonalities, enactive and sensorimotor accounts come with distinctive theoretical traits with regard to their approach to imagery. These become manifest when critically examining the role they assign to sensorimotor engagements with the world. We shall argue that enactive and sensorimotor approaches are different in their understanding of the role of embodied action, and these different notions of embodiment lead to different explanatory accounts of perception and imagery. We propose that, due to existing ambiguities in enactivism, the sensorimotor theory is a better framework for a skill-based approach to imagery. (shrink)

Modern humans are probably a product of social and anatomical preadaptations on the part of our Miocene australopithecine ancestors combined with the increasingly high amplitude, high frequency climate variation of the Pleistocene. The genus Homo first appeared in the early Pleistocene as ice age climates began to grip the earth. We hypothesize that this co-occurrence is causal. The human ability to adapt by cultural means is, in theory, an adaptation to highly variable environments because cultural evolution can better track rapidly (...) changing environments than can genes. High resolution ice and sediment cores published in the early 1990s showed the last ice age was characterized by high amplitude millennial and submillenial scale variation, exactly the sort of variation mathematical models suggest should favor a costly capacity for culture. More recent cores suggest that over the last several 100 thousand year glacial cycles the amount of millennial scale variation has increased rather dramatically in parallel with increases in hominin brain size and sophistication of the artifacts they made. (shrink)

Through the reconstruction of Leibniz's theory of the degrees of knowledge, this e-book investigates and explores the intrinsic relationship of imagination with space and time. The inquiry into this relationship defines the logic of imagination that characterizes both human and non-human animals, albeit differently, making them two different species of imaginative animals. -/- Lucia Oliveri explains how the emergence of language in human animals goes hand in hand with the emergence of thought and a different form of rationality constituted (...) by logical inferences based on identity and contradiction, principles that are out of reach of the imagination. The e-book concludes that the presence of innate principles in human animals transforms the way in which they sense-perceive the world, thereby constantly increasing the distinction between human and non-human animals. -/- Keywords: human and non-human animals, Leibniz and Locke on ideas, Leibniz on bodies, Leibniz on conceivability, Leibniz on degrees of knowledge, Leibniz on degrees of perception, Leibniz on innate ideas, Leibniz on modality, Leibniz on similarity and congruence, Leibniz on space and time, Leibniz’s philosophy of language, theory of types. (shrink)

En varios momentos de su desarrollo intelectual, Romano Guardini se interesó en el pensamiento de Agustín, impulsado tanto por inquietudes personales como por las provocaciones que le ofrecían los pensadores de su época. El pensador alemán, de hecho, presenta en sus textos un Agustín existencial que busca la respuesta para la realización de la propia vida y plantea esta cuestión a Dios. El texto está dividido en tres partes. En la primera parte se explica el enfoque de Guardini y su (...) forma de estudiar los textos agustinianos. En particular, se ha analizado el vínculo entre este pensador y las reflexiones de Max Scheler, por asonancia, y las de Nietzsche, por contraste. La segunda parte del artículo es una explicación de la experiencia religiosa a partir del texto de Las Confesiones, por un lado, y de la obra guardiniana Anfang por otra. Por último, el texto se cierra con algunas observaciones críticas sobre la reflexión de Guardini, en particular respecto a su antropología y considerando las investigaciones de teólogos y filósofos, Massimo Borghesi sobre todo, que ya han tratado el mismo tema. (shrink)

In the face of causal complexity, scientists reconstitute phenomena in order to arrive at a more simplified and partial picture that ignores most of the 'bigger picture.' This paper will distinguish between two modes of reconstituting phenomena: one moving down to a level of greater decomposition (toward organizational parts of the original phenomenon), and one moving up to a level of greater abstraction (toward different differences regarding the phenomenon). The first aim of the paper is to illustrate that phenomena are (...) moving targets, i.e., they are not fixed once and for all, but are adapted, if necessary, on the basis of the preferred perspective adopted for pragmatic reasons. The second aim is to analyze in detail the second mode of reconstituting phenomena. This includes an exposition of the kind of pragmatic-pluralistic picture resulting from the fact that phenomena are reconstituted by a move up to a level of greater abstraction. (shrink)

Human nature is a concept that transgresses the boundary between science and society and between fact and value. It is as much a political concept as it is a scientific one. This chapter will cover the politics of human nature by using evidence from history, anthropology and social psychology. The aim is to show that an important political function of the vernacular concept of human nature is social demarcation (inclusion/exclusion): it is involved in regulating who is ‘us’ and who is (...) ‘them.’ It is a folk concept that is used for dehumanization, for denying (a) membership in humankind or (b) full humanness to certain people in order to include or exclude them from various forms of politically relevant aspects of human life, such as rights, power, etc. (shrink)

Many arguments have been made against gene editing. This paper addresses the commonly invoked argument that gene editing violates human dignity and is ultimately a subversion of human nature. There are several drawbacks to this argument. Above all, the concept of what human dignity means is unclear. It is not possible to condemn a practice that violates human dignity if we do not know exactly what is being violated. The argument’s entire reasoning is thus undermined. Analyses of the arguments involved (...) in this discussion have often led to the conclusion that gene editing contravenes the principle of genetic identity (genetic immutability) thereby subverting a requisite of human dignity and ultimately threatening human nature. This paper refutes these arguments and shows that any opposition to gene editing cannot rely on the human dignity argument. (shrink)

Hamm, Kamp, and van Lambalgen 2006 (hereafter HLK) propose to relate NL discourse to cognitive representations that also deal with world knowledge, planning, belief revision, etc. Surprisingly, to represent human cognition they use an event calculus "which has found applications in robotics". This comment argues that the robotics-based theory of HLK attributes too much to world knowledge and not enough to the ontology, centering, and other universals of NL semantics. It is also too Anglo-centric to generalize to languages of other (...) linguistic types. (shrink)

Interview with the author of "why We are in Need of Tails." Iguana Books, Toronto, Canada.

This paper is on the problem of causal selection and comments on Collingwood's classic paper "The so-called idea of causation". It discusses the relevance of Collingwood’s control principle in contemporary life sciences and defends that it is not the ability to control, but the willingness to control that often biases us towards some rather than other causes of a phenomenon. Willingness to control is certainly only one principle that influences causal selection, but it is an important one. It shows how (...) norms make causes. (shrink)

Human nature has always been a foundational issue for philosophy. What does it mean to have a human nature? Is the concept the relic of a bygone age? What is the use of such a concept? What are the epistemic and ontological commitments people make when they use the concept? In What’s Left of Human Nature? Maria Kronfeldner offers a philosophical account of human nature that defends the concept against contemporary criticism. In particular, she takes on challenges related to (...) social misuse of the concept that dehumanizes those regarded as lacking human nature (the dehumanization challenge); the conflict between Darwinian thinking and essentialist concepts of human nature (the Darwinian challenge); and the consensus that evolution, heredity, and ontogenetic development results from nurture and nature. After answering each of these challenges, Kronfeldner presents a revisionist account of human nature that minimizes dehumanization and does not fall back on outdated biological ideas. Her account is post-essentialist because it eliminates the concept of an essence of being human; pluralist in that it argues that there are different things in the world that correspond to three different post-essentialist concepts of human nature; and interactive because it understands nature and nurture as interacting at the developmental, epigenetic, and evolutionary levels. On the basis of this, she introduces a dialectical concept of an ever-changing and “looping” human nature. Finally, noting the essentially contested character of the concept and the ambiguity and redundancy of the terminology, she wonders if we should simply eliminate the term “human nature” altogether. (shrink)

Current technology and surveillance practices make behaviors traceable to persons in unprecedented ways. This causes a loss of anonymity and of many privacy measures relied on in the past. These de facto privacy losses are by many seen as problematic for individual psychology, intimate relations and democratic practices such as free speech and free assembly. I share most of these concerns but propose that an even more fundamental problem might be that our very ability to act as autonomous and purposive (...) agents relies on some degree of privacy, perhaps particularly as we act in public and semi-public spaces. I suggest that basic issues concerning action choices have been left largely unexplored, due to a series of problematic theoretical assumptions at the heart of privacy debates. One such assumption has to do with the influential conceptualization of privacy as pertaining to personal intimate facts belonging to a private sphere as opposed to a public sphere of public facts. As Helen Nissenbaum has pointed out, the notion of privacy in public sounds almost like an oxymoron given this traditional private-public dichotomy. I discuss her important attempt to defend privacy in public through her concept of ‘contextual integrity.’ Context is crucial, but Nissenbaum’s descriptive notion of existing norms seems to fall short of a solution. I here agree with Joel Reidenberg’s recent worries regarding any approach that relies on ‘reasonable expectations’ . The problem is that in many current contexts we have no such expectations. Our contexts have already lost their integrity, so to speak. By way of a functional and more biologically inspired account, I analyze the relational and contextual dynamics of both privacy needs and harms. Through an understanding of action choice as situated and options and capabilities as relational, a more consequence-oriented notion of privacy begins to appear. I suggest that privacy needs, harms and protections are relational. Privacy might have less to do with seclusion and absolute transactional control than hitherto thought. It might instead hinge on capacities to limit the social consequences of our actions through knowing and shaping our perceptible agency and social contexts of action. To act with intent we generally need the ability to conceal during exposure. If this analysis is correct then relational privacy is an important condition for autonomic purposive and responsible agency—particularly in public space. Overall, this chapter offers a first stab at a reconceptualization of our privacy needs as relational to contexts of action. In terms of ‘rights to privacy’ this means that we should expand our view from the regulation and protection of the information of individuals to questions of the kind of contexts we are creating. I am here particularly interested in what I call ‘unbounded contexts’, i.e. cases of context collapses, hidden audiences and even unknowable future agents. (shrink)

Autism has been defined as a disorder of social cognition, interaction and communication where ritualistic, repetitive behaviors are commonly observed. But how should we understand the behavioral and cognitive differences that have been the main focus of so much autism research? Can high-level cognitive processes and behaviors be identified as the core issues people with autism face, or do these characteristics perhaps often rather reflect individual attempts to cope with underlying physiological issues? Much research presented in this volume will point (...) to the latter possibility, i.e. that people on the autism spectrum cope with issues at much lower physiological levels pertaining not only to Central Nervous Systems (CNS) function, but also to peripheral and autonomic systems (PNS, ANS) (Torres, Brincker, et al. 2013). The question that we pursue in this chapter is what might be fruitful ways of gaining objective measures of the large-scale systemic and heterogeneous effects of early atypical neurodevelopment; how to track their evolution over time and how to identify critical changes along the continuum of human development and aging. We suggest that the study of movement variability—very broadly conceived as including all minute fluctuations in bodily rhythms and their rates of change over time (coined micro-movements (Figure 1A-B) (Torres, Brincker, et al. 2013))—offers a uniquely valuable and entirely objectively quantifiable lens to better assess, understand and track not only autism but cognitive development and degeneration in general. This chapter presents the rationale firstly behind this focus on micro-movements and secondly behind the choice of specific kinds of data collection and statistical metrics as tools of analysis (Figure 1C). In brief the proposal is that the micro-movements (defined in Part I – Chapter 1), obtained using various time scales applied to different physiological data-types (Figure 1), contain information about layered influences and temporal adaptations, transformations and integrations across anatomically semi-independent subsystems that crosstalk and interact. Further, the notion of sensorimotor re-afference is used to highlight the fact that these layered micro-motions are sensed and that this sensory feedback plays a crucial role in the generation and control of movements in the first place. In other words, the measurements of various motoric and rhythmic variations provide an access point not only to the “motor systems”, but also access to much broader central and peripheral sensorimotor and regulatory systems. Lastly, we posit that this new lens can also be used to capture influences from systems of multiple entry points or collaborative control and regulation, such as those that emerge during dyadic social interactions. (shrink)

In this Chapter, Maria Kronfeldner discusses whether psychological essentialism is a necessary part of dehumanization. This involves different elements of essentialism, and a narrow and a broad way of conceptualizing psychological essentialism, the first akin to natural kind thinking, the second based on entitativity. She first presents authors that have connected essentialism with dehumanization. She then introduces the error theory of psychological essentialism regarding the category of the human, and distinguishes different elements of psychological essentialism. On that basis, Kronfeldner (...) connects historical, socio-psychological, and philosophical insights in order to show that although essentialism can act as a catalyst for dehumanization, it is not necessary for it. Examples relate to dehumanization in the context of colonialism and evolutionary thinking, to the history of dehumanizing women from Aristotle to 19th-century craniology, and to contemporary self-dehumanization and ‘lesser mind’ attribution. (shrink)

Escribir hoy en día un libro sobre hermenéutica, que tal hermenéutica se refiera a la desarrollada por G. Gadamer en su conocido Verdad y método y que se pretenda añadir algo nuevo a lo mucho escrito sobre el tema parecería, a primera vista, empresa irrealizable. Que ambas pretensiones inspiren la sólida monografía de María G. Navarro —titulada Interpretar y argumentar— constituye empresa audaz y arriesgada, plena de coraje innovador, que provoca admiración, curiosidad e interés. Contra lo que pudiera parecer a (...) primera vista, el libro contiene un alto componente de originalidad y creatividad, debido a la estratagema metodoló-gica de que se sirve la autora. A saber, una hermenéutica in obliquo, estrategia consistente en interpretar a la hermenéutica gadameriana a través del prisma de la lógica de la argumentación. (shrink)

In this paper I propose a way of characterizing human agency in terms of the concept of a two‐way power. I outline this conception of agency, defend it against some objections, and briefly indicate how it relates to free agency and to moral praise‐ and blameworthiness.

Take the strong rhetoric! This expression comes to mind as we set in order the ideas and impressions prompted by Sandra Harding’s “An Organic Logic of Research: A Response to Posey and Navarro”.